Nietzsche, Friedrich, Il nichilismo europeo. Frammento di Lenzerheide, Milano, Adelphi, Biblioteca minima, 2006.

Presentazione di Alessandro Chalambalakis
in Ctonia -1, Ottobre 2007.

A Friedrich Nietzsche è toccata l’inaugurazione del primo volumetto della biblioteca minima di Adelphi (2006) e, precisamente, tramite il suo celebre Frammento di Lenzerheide del 1887, che ha per titolo Il nichilismo europeo.
Il filosofo tedesco evidenzia come il nichilismo nasca e cresca in grembo all’occidente e da esso sia stato, per molto tempo, tenuto in incubazione. Ecco il perché dell’aggettivo «europeo»; tradizione occidentale cristiana e nichilismo sono, secondo Nietzsche, in rapporto di continuità se non addirittura sinonimi. Il cristianesimo termina a causa della sua stessa morale che, avendo posto la veracità come valore, lo conduce, nella modernità, a confutare se stesso tramite lo smascheramento dei propri medesimi inganni. In questo senso quindi, si sgretola anche il fondamento metafisico dell’assolutezza di ogni valore. La tensione verso la verità che si sviluppa e si compie nella storia morale dell’Europa cristiana giunge infine a negare il fondamento degli stessi valori morali che avevano originato quella tensione. Nietzsche ha quindi visto nel nichilismo la logica conseguenza del cristianesimo.
All’interno della riflessione nietzscheana, nozioni come quella di tragico, di Übermensch, di eterno ritorno, di amor fati, di trasvalutazione dei valori e di volontà di potenza vanno esattamente intese come la via per il superamento del nichilismo e, va da sé, della obsoleta dicotomia Dio-nichilismo. Ciò che Nietzsche indica è un’umanità forte e nuova che sappia valorizzare ogni attimo dell’esistenza pur nella consapevolezza dell’assenza di orientamento teleologico e teologico di tale esistenza. Precisamente questo è il senso del pensiero nietzscheano: avanzare l’idea di un’esistenza che sappia accantonare sia Dio che il nulla, al fine di rivalutare la terra, la vita e la propria potenza.