Warburg, Aby, Il rituale del serpente, Milano, Adelphi, 2006.

Presentazione di Alessandro Chalambalakis
in Ctonia -1, Ottobre 2007.

Questo scritto di Warburg è il risultato di una conferenza che egli tenne nel 1923 come discorso d’addio a medici e pazienti al termine di uno dei vari soggiorni in clinica ai quali era obbligato a causa di crisi nervose. Questa conferenza, che venne poi pubblicata nel 1939 nel «Journal» del Warburg Institute, muove da un viaggio presso gli indiani Pueblo e, ponendo l’accento sul potere psichico delle immagini, arriva a cogliere le caratteristiche principali del paganesimo e della magia. La lucida analisi del rituale del serpente presso i Pueblo conduce Warburg a comprendere l’analogia simbolica tra il fulmine e il rettile. Analogia sulla quale questa tribù basa l’invocazione del temporale tramite la danza con serpenti vivi. Warburg compie inoltre un excursus in merito alla presenza e all’importanza del serpente nelle altre culture mettendo in luce come questa potenza animale, vissuta come demone enigmatico, simbolo tragico della paura, della seduzione, del tempo, della morte e della rigenerazione, fosse centrale presso svariati culti antichi. Basti pensare a Dioniso e ad Asclepio in Grecia, al Tiamat a Babilonia, al serpente dell’antico testamento ecc.. Il serpente come potenza ctonia, tragica e distruttrice che conduce ad una perdita estatica di sé, ad un abbandono alla ferinità animale è, seppur in modalità spesso differenti, uno dei principali simboli tramite il quale l’uomo si è rapportato a se stesso, alla natura e al sacro.