Solla, Gianluca, Nomi di nomi, Genova-Milano, Marietti, 2006.

Presentazione di Marco Tabacchini
in Ctonia -3, Agosto 2008.

L'uomo si è sempre adoperato per scongiurare l'anarchia della vita, la sua discontinuità irrequieta, refrattaria ad ogni ordine. Come se l'unica modalità del vivere fosse quella qualificata, riconosciuta tale, a fronte di ogni movimento anonimo della carne. Per eliminare quanto vi è di anonimo, e anomico, in ogni vita, si è trattato, ogni volta, di «offrire alla vita, comunque si fosse presentata, un volto certo, un'identificazione possibile, un'immagine». Ogni relazione di potere, ogni dispositivo economico si fonda così sulla possibilità del riconoscimento e dell'individuazione, sulla cancellazione di quegli scandali dell'esistenza che, di volta in volta, vengono qualificati all'estremo come infami e senzanome. Tra i vari dispositivi di individuazione, quello della nominazione è certo uno dei più antichi e duraturi, colonna portante della dominazione umana sin dai tempi della Genesi, in cui Adamo nominava gli animali, a lui così estranei. «Nominare: dare volto, forma e figura». Ma che le cose vengano nominate, ci ammonisce Solla, significa anche che le stesse vengano dominate. Dominazione come classificazione, collocazione all'interno di una griglia rassicurante in grado di evitare il rischio di ogni contagio, di ogni liquidità dell'esistenza, di ogni prossimità. Ogni qualvolta è in gioco un processo di riconoscimento, si tratta sempre della cancellazione di ogni estraneità, di ogni tocco, della sua ripresa all'interno di relazioni codificate. I nomi, cornici o prigioni che decidono del valore di ogni singola vita, ma con una decisione a tal punto netta, come un taglio, da ripiegare su se stesso ogni nominato, da separarlo da ogni prossimità. Solo così, solo nella divisione che il nome reca con sé, è possibile aggrapparsi alla rassicurante idea che ogni cosa abbia la sua propria forma, il suo proprio luogo, la sua immagine aderente: «così devono essere tutte nominate per esistere: gli animali, le creature, le cose».
Solla si interroga sulle implicazioni legate all'attribuzione del nome, alle sue relazioni col potere, con l'individuo, con la Legge, nel tentativo di lasciar emergere dal fondo misterioso dei nomi, quel resto osceno, quel segreto che si cela in ogni esistenza, e che dimora in prossimità dell'informe e del senzanome.