Roach, Mary,
Stecchiti. Le vite curiose dei cadaveri
,
Torino, Einaudi, 2005.

Presentazione di Michele Terlizzi
in Ctonia - 5, Luglio 2009.

Considerati il titolo e il tema trattato, ci si potrebbe aspettare un libro dall’incedere alquanto lugubre, uno scritto pesante e morboso. Niente di tutto ciò: l’autrice ha il grande merito di esporre i fatti tramite un approccio assai pragmatico che non s’invischia mai in questioni etiche, filosofiche o religiose. I lampi di umorismo e d’ironia che spuntano qua e là rendono frizzanti alcuni passaggi, senza mai scivolare nel cattivo gusto. Stecchiti si occupa dei cadaveri dal punto di vista scientifico. Mary Roach non prende in esame il momento del trapasso, non si sofferma sulle credenze e sui rituali relativi ai defunti, né giudica le varie pratiche post mortem; il suo intento è di mostrare ciò che può accadere ad un corpo ormai esangue, stimolando il lettore alla riflessione. In senso lato, una sorta di maieutica di stampo socratico. Scorrendo i capitoli, ci si imbatte in teste mozzate a favore di chirurghi specializzandi, in anatomisti senza scrupoli, in corpi sparsi sul terreno a decomporsi secondo natura, in cadaveri adoperati nella simulazione di incidenti di diverso genere, in corpi crocifissi, in defunti lasciati macerare nel miele, in cadaveri disgregati per essere utilizzati come fertilizzanti, in esperimenti inqualificabili, in corpi smembrati e via discorrendo. In ogni caso, al di là della vena sarcastica, i particolari scabrosi, all’interno di aneddoti e resoconti del passato, non mancano di certo.

I capitoli:
1. Testa a testa
2. Crimini di anatomia
3. La vita dopo la morte
4. Morto che guida
5. Oltre la scatola nera
6. Il cadavere arruolato
7. Un sacro cadavere
8. Come stabilire se ci sei ancora
9. Chi c’è in testa?
10. Mangiami
11. Nuovi modi per finire
12. L’autrice e le sue spoglie