Foucault, Michel, Utopie Eterotopie, a cura di Antonella Moscati, Napoli, Cronopio, 2008.

Presentazione di Marco Tabacchini
in Ctonia -4, Gennaio 2009.

Nessuna armonia, così come nessuna sovrapposizione, può colmare il mancarsi reciproco che interviene tra individuo e corpo; tra la completa coerenza con cui il primo vorrebbe ammantarsi e quell'irriducibile alterità che costituisce l'eterotopia del corpo. Spazio altro, spazio inassumibile, è questo corpo che fa sentire tutto il suo peso, ingombrante e spesso scomodo, un corpo che non è del tutto proprio, spesso inappropriato, corpo con cui, appunto, "faccio corpo" nella sua estraneità e nella sua insistenza ad espormi al mio fuori. E così anche agli altri corpi, altrettanto estranei, altrettanto pesanti e presenti. Un corpo, per quanto singolare, è sempre a contatto con altri corpi; ci espone, senza alcuna delicatezza, al suo essere corpo con gli altri, tra gli altri corpi. Ed è per questo che l'obiettivo di tutte le utopie, il bersaglio di tutti i desideri di emancipazione e liberazione dell'uomo è proprio il corpo. Liberazione dalla sua materialità, dalla sua finitezza, che è anche quella dell'uomo, dal suo peso, dal suo essere sempre, irrimediabilmente presente. Liberazione dal suo essere in prossimità e dal suo essere-con, dalla nudità della sua esposizione. E, non per ultimo, desiderio di liberazione dal suo essere comune, volgare, impersonale e inqualificato, senza dignità, nudo ed esposto nella sua nudità costitutiva. Caduti ormai i tentativi di liberazione del corpo, dal potere, dalla morale, da ogni meccanismo di repressione, ora l'attenzione si sposta sull'affrancamento dal corpo stesso. Il corpo, una prigione per l'essere umano che desidera essere glorioso e degno del suo nome, isolato da tutto ciò che lo possa richiamare alla bassa vita animale, da tutto ciò che resta ancora un inciampo rispetto al funzionamento della macchina antropologica. È per questo che la cultura e il potere hanno sempre lavorato all'insegna dell'evaporazione della materialità del corpo e alla sua ricostituzione in forma immaginativa e performativa, attraverso la mobilitazione del desiderio dell'uomo. Desiderio dell'uomo verso se stesso, in un circolo vizioso che è tanto produzione di umanità quanto utopia di salvezza, redenzione da ogni basso materialismo che ancora insidia nella carne.