Walter Catalano

Howard Phillips Lovecraft: del sublime immondo
[Anteprima]

 

Howard Philips Lovecraft.

Talvolta, la cattiva letteratura riserva sorprese ragguardevoli: sorprese che spesso travalicano l’ambito angusto dello stile per aprire vorticose e inaspettate prospettive di ordine estetico o addirittura metafisico.
Un tipico esempio di “pessimo” scrittore dal fascino in molteplici sensi irresistibile è quello di Howard Phillips Lovecraft (1890 - 1937). Il suo nome, ormai incontestabile oggetto di culto fra gli appassionati del fantastico e dell’orrorifico, lo si scopriva, fino a qualche decennio fa, solo razzolando nel pittoresco “ciarpame” delle riviste popolari americane di genere accumulato nel corso del secolo passato: i cosiddetti pulp, dal nome della carta di infima qualità sulla quale avveniva la stampa.
Oggi, a suo modo, questo eccentrico confezionatore di incubi, morto in miseria e quasi sconosciuto, è ormai considerato alla stregua di un classico: la sua prosa spesso eccessiva e fallimentare ha saputo incuriosire Jean Cocteau; spingere Jorge Luis Borges a citarlo come «involontario parodista di Poe» e a dedicargli un racconto (There Are More Things incluso ne Il libro di sabbia); indurre Giorgio Manganelli a concedergli un posto nel suo La letteratura come menzogna (il saggio La città blasfema) e un romanziere di grido come Michel Houellebecq a scrivere un intero studio su di lui (H. P. Lovecraft: contro il mondo, contro la vita).

[...]

Lovecraft non poteva saperlo ma stava raccontando una storia vera. In quello stesso 1926, sull’altra riva dell’Atlantico, a Londra, un notevole pittore, Austin Osman Spare (1886 - 1956), veniva definitivamente emarginato dagli ambienti artistici britannici per le sue ostentazioni sataniche esternate in vari libelli e per la sua arte “degenerata” che ritraeva, streghe, sabba e spiriti elementali. Anche Spare, come Pickman, rifiutava l’etichetta di artista visionario - la critica aveva salutato i suoi esordi paragonandolo a Dürer, Blake e Beardsley – ma sosteneva di ritrarre semplicemente ciò che era capace di far apparire materialmente. In effetti il suo taglio pittorico è del tutto realistico: soprattutto i quadri del periodo tardo che ritraggono la Londra crepuscolare colpita dai bombardamenti della Luftwaffe, fanno pensare alla neue sachligkeit di Dix o di Grosz...

Walter Catalano - kahibit@alice.it