Rapsodia

 

Il muro bianco, sintetico
allontana inquieto l'assenza grottesca,
il suo umido scivola
nelle finestre, tremando scomposto
tra corrente e marmo.
Le porte piangono lente
scostate da occhi immobili;
nasce dal latteo imbrunire
di lampioni, nascosto nei polsi
delle donne al banchetto,
poi s'estende sul fiume assopito.
Riversandosi nelle strade
indecise, ovunque smisurate,
alcuni fauni furfanti
soffocano le stelle
tirandole lontane,
pietre sui corvi.
I nomi scompaiono
le distanze si dilatano,
la tua anima di spiritualità
artificiale graffiata da orgoglio
desioso, vuole solo dominare
inoperosa, in ogni sintagma,
dentro tutti gli istanti.
Codifica immagini ed
errori sistematici,
corre su terre sghembe mentre
sogna furiosamente. Nessuna
specificazione o difetto
di misura: questi insiemi
cancellano ologrammi proiettati.
Nello stesso intorno,
vette e abissi ripidi
si formano nel giardino di Afrodite,
indifesi nella loro fissità incapace.

 

Anna Giordano - annagiord@yahoo.it